il museo degli aquiloni

un museo volante itinerante

 

la storia

I dragoni volanti

     I dragoni volanti

 

     Una tradizione europea di cui invece si conservano numerose tracce, legata sia agli aquiloni che alla riproduzione della realtà, è l'usanza di far volare maniche a vento a forma di dragone attaccandole a un palo per mezzo di un filo.

     Le coorti romane usavano farsi precedere anche da un Draconarius, che teneva in mano un'asta alla cui sommità era legata una testa di drago (draco), col corpo formato da un tubo di tessuto che si gonfiava sotto l'azione del vento.

     Un manoscritto tedesco dell'inizio del quindicesimo secolo, Bellifortis di Conrad Kyeser's, illustra un dragone volante che probabilmente segna il passaggio dalle maniche a vento agli aquiloni, mentre un altro manoscritto di poco successivo (Vienna1430), accompagna l'illustrazione del dragone volante con una descrizione così dettagliata da non lasciare dubbi all'idea che si sia in presenza di un aquilone.     

     Durante il sedicesimo e diciassettesimo secolo, gli aquiloni dall'aspetto di dragoni volanti lasciano il posto agli aquiloni geometrici piani, nelle due varianti della losanga a croce e della losanga ad arco.

     La causa della scomparsa dei dragoni volanti va cercata, oltre che nella perdita di senso dei valori del mondo mitologico, anche nelle modeste qualità aerodinamiche di questi aquiloni.

     Una stampa del 1786 illustra chiaramente il rapporto tra vecchi e nuovi aquiloni: un dragone volante è tenuto sospeso ad un cavo messo in tensione da un aquilone a forma di losanga ad arco.

     Duecento anni dopo gli ultimi dragoni volanti, il piacere di costruire e far volare aquiloni che riproducano il mondo naturale e quello mitologico sembra in ripresa an­che in Occidente, soprattutto per merito di tre costruttori di aquiloni: l'inglese Martin Lester, l'italiano Medio Calderoni e il neozelandese Peter Lynn.

     Martin Lester costruisce in piccola serie aquiloni tridimensionali, mani­che a vento in tessuto da spinnaker irrigidite da una struttura in legno e vetroresina e gonfiate dal vento. In volo hanno un aspetto estremamente realistico riproducendo non soltanto la forma ma anche il modo di muoversi del modello reale.

     La collezione di Martin Lester contiene attualmente Icaro, un'aquila, un'oca canadese, una cicogna, uno squalo.

     Medio Calderoni costruisce, nella migliore tradizione aquilonistica, aquiloni di carta e canne dalla forma di navi a vela, uccelli ed aeroplani, mentre Peter Lynn costruisce libellule e falene giganti, aquiloni piani in tessuto da spinnaker.

     Il suo modo di vedere questi aquiloni è riassunto in un'intervista pubblicata nel 1986 da Kite Lines: «(La libellula) è per me un aquilone veramente importante, sia per la maestosità dell'impressione visiva, sia perché rappresenta l'inizio della mia separazione dal funzionalismo puro verso una visione della vita meno Bauhausiana, nella direzione dell'universo e di tutto ciò che vi è dentro».


 

[2] Konrad Kyeser: "Bellifortis", Niedersachsische Staats und Universitatsbibliothek, Gottingen, Codex 63, ff. l04v., 105r. (ca. 1410).

[3] Vienna, Codex 3064, ff. 4v·7r, Osterreichische Nationaibibliothek, (1430).

     Guyot, E.G.: "Nouvelles recréations", Paris, 1786, voI. 2, Plate 44.