il museo degli aquiloni
un museo volante itinerante
la storia testi: Guido Accascina riproduzione: con autorizzazione scritta dell'autore |
le origini |
Introduzione
Nella nostra cultura sociale, anche se da qualche anno un interesse
rinnovato ha portato alla creazione di nuove forme, l'aquilone è
generalmente rappresentato dalla losanga di carta con le code, la sua
funzione è il gioco, i suoi utenti sono per lo più i bambini, il suo
luogo è uno spazio aereo condiviso con un gran numero di altri oggetti
volanti, la sua utilità pratica e il suo significato religioso sono
considerati nulli, mentre ha un piccolo valore estetico come oggetto
decorativo.
In passato ed in contesti culturali diversi, per un lungo periodo che va
dalle loro origini, nella Cina di duemila anni fa, fino all'inizio del
novecento, gli aquiloni sono stati visti in modo sostanzialmente
diverso, perché erano gli unici oggetti costruiti dall'uomo e più
pesanti dell'aria capaci di volare in modo prevedibile e controllabile. Questa qualità
principale, insieme alla semplicità costruttiva, all'adattabilità dei
modelli ai materiali locali e ad una tecnologia facilmente
trasmissibile, ne hanno determinato la diffusione in quasi tutti i
paesi del mondo ed una grande varietà di utilizzazioni, significati,
forme e tecniche costruttive.
Cosi, oltre che per giocare, gli aquiloni sono stati usati nel corso del
tempo per trainare imbarcazioni, per sollevare persone, per spaventare
nemici, per pescare, per salvare naufraghi, per fotografare dall'alto,
per portare in quota strumenti meteorologici, per segnalare, per alzare
antenne radio, per contrabbandare liquori, per infiltrarsi in volo e
silenziosamente nelle linee nemiche, per passare cavi da una sponda
all'altra di un fiume, per scopi pubblicitari, per catturare i fulmini,
per entrare in una città assediata, per misurare distanze, per lanciare
messaggi, per sperimentare il volo a motore e il volo planato ma anche,
con un significato animistico, come mezzo per entrare in contatto col
mondo degli dei, con l'anima delle cose, con la benevolenza del clima,
con il soprannaturale, usando il destino del volo come auspicio per il
futuro.
A queste intenzioni progettuali ha corrisposto una grande varietà di
forme, da quelle antropomorfe e piane a quelle geometriche e
tridimensionali, ed una grande varietà di tecniche e materiali da
costruzione, dalle semplici foglie al tessuto da spinnaker per la
velatura, dal bambù fino alla sofisticatissima fibra di carbonio per la
struttura.
Alcune tra queste forme (losanga, box, ala di Rogallo, profili alari),
si sono pian piano affermate per una loro precisa individualità di
comportamento, diventando matrici di differenti famiglie di aquiloni e
differenziandosi nel corso del tempo in numerose varianti all'aquilone
base di ogni famiglia: per esempio, dalla famiglia della losanga sono
nati, tra gli altri, gli aquiloni arcuati, gli acrobatici, i
combattenti, e gli aquiloni piani con più longheroni o con più traverse.
La differenziazione all'interno di ogni famiglia può essere vista come
il risultato di un dialogo continuo tra intenzioni progettuali e
possibilità espressive del patrimonio di aquiloni esistente in una data
epoca: per esempio, la necessità di un aquilone stabile e senza coda ha
trovato all'interno della famiglia della losanga una possibilità
di soluzione, realizzandosi nell'aquilone arcuato di Eddy; oppure, la
necessità di sviluppare una grande portanza ha trovato all'interno dei
riferimenti specifici dell'epoca, anche in questo caso dentro la
famiglia della losanga, una soluzione nella moltiplicazione delle
traverse alari e nel conseguente ampliamento della superficie portante
negli aquiloni di Baden-Powell.
Al contrario, la creazione di una nuova famiglia di aquiloni
nasce dall'incapacità delle forme disponibili in un dato momento storico
ad adeguarsi a nuove conoscenze aerodinamiche o a soddisfare nuove
esigenze progettuali, con la conseguente necessità di ripensare
l'aquilone in modo integrale: i box di Hargrave rispondono nel modo
migliore ed insieme completamente nuovo alle esigenze di fine '800 di
aquiloni affidabili, fissando per la prima volta in modo chiaro la
distinzione tra piani orizzontali portanti e piani verticali
stabilizzanti; le ali di Francis Rogallo nascono pensando a un aquilone
stabile come un paracadute ma efficiente come un'ala di aeroplano e
modificano completamente il modo di vedere il rapporto tra il vento e
l'aquilone: nell'aquilone di Rogallo è l'aquilone che si adatta al vento
e non il contrario, come era sempre stato; i profili alari di Domina
Jalbert rimettono le superfici portanti degli aquiloni al passo coi
tempi portando all'essenzialità i suoi elementi costruttivi. Ognuno di questi
aquiloni è completamente diverso dai precedenti, racchiudendo al suo
interno quanto di nuovo è emerso nel frattempo in campo aerodinamico.
Un'altra caratteristica degli aquiloni, è che molte forme
attraversandone la storia diventano strumenti di intenzioni progettuali
diverse da quelle originarie: per esempio, il senso di evocazione
connesso ai primi aquiloni antropomorfi ha lasciato il posto ad un
sentimento estetico e contemplativo; i box di Hargrave sono nati
pensando agli aeroplani, sono stati usati per sollevare strumenti e
vedette ed oggi sono uno standard della scultura aerea; gli aquiloni
manovrabili sono stati usati da George Pocock per guidare una carrozza
lungo le strade di campagna inglesi, sono diventati bersagli mobili per
le esercitazioni navali della Marina Statunitense ed oggi sono usati
come aquiloni acrobatici; le losanghe hanno portato cavi, sono state
usate per catturare i fulmini, hanno alzato in aria fuochi d'artificio e
continuano da sempre ad essere un gioco per bambini.
L'unicità, la concentrazione di intenzioni progettuali su un unico
strumento, la differenziazione, la coesistenza nello stesso contesto di
forme nuove e tradizionali, l'adattamento degli stessi modelli ad
ambiti specifici diversi, la costanza delle forme nel tempo, si
riflettono sul racconto della storia degli aquiloni restituendone
un'immagine pluridimensionale dove il filo lineare del tradizionale
ordine cronologico è solo una delle possibili tracce.
Per questo, la cornice di riferimento più adeguata, secondo cui guardare
il mondo degli aquiloni, ci sembra possa essere !'immagine di un tessuto
di storie, dove i fili paralleli delle intenzioni progettuali e dei
significati formano una trama su cui intrecciare l'ordito trasversale
delle forme e delle tecniche. Le origini
I primi aquiloni furono creati probabilmente in Cina, durante il primo
millennio a.C. Sebbene non si conoscano con esattezza né il luogo di
origine, né la data, né la forma originaria, si crede che sia cosi per
diversi motivi: la letteratura cinese riporta storie di aquiloni dal IV
secolo a.C., ma soprattutto, a differenza di altri paesi, le riporta in
abbondanza e con regolarità e con descrizioni, sia del volo che degli
aquiloni, che fanno pensare ad uno strumento ben radicato nella cultura
sociale almeno a partire dal secondo secolo a.c. Inoltre, sia la seta
che il bambù, tradizionali materiali cinesi nella costruzione degli
aquiloni, esistono in Cina dal 2600 a.C.
La più credibile e la più diffusa tra le antiche storie cinesi di
aquiloni racconta che, intorno al 200 a.C., il generale cinese Han Hsin
fece volare un aquilone sulle mura della fortezza che stava assediando,
in modo da misurare la distanza tra il suo esercito e la fortezza stessa
e conoscere cosi la lunghezza esatta del tunnel da scavare per
penetrarvi.
Dalla Cina, per il tramite di missionari e commercianti, gli aquiloni
hanno seguito differenti percorsi di propagazione: il primo verso la
Corea e il Giappone, il secondo verso la Tailandia, la Malesia,
l'Indonesia e le isole del Pacifico, il terzo attraverso l'India, da cui
sarebbero arrivati per via di mare o per via di terra in Europa intorno
all'inizio del Rinascimento. |